Appunti per il futuro
La direzione da prendere
Una premessa: le questioni urbanistiche vanno analizzate insieme alla mobilità e alle politiche per la casa, altrimenti continueremo a progettare quartieri senza collegamenti e appartamenti destinati a restare vuoti. Anzi a essere precisi, continueremo a progettare quartieri sempre più lontani dai luoghi di lavoro, ad avere una città sempre più a macchia di leopardo, ingestibile.
Partiamo insomma da una riflessione generale: Roma, ce lo dicono le statistiche, è la capitale europea con più spazi verdi. Questo dato è positivo o negativo?
Ovviamente in sé non può che far piacere, ma se andiamo a vedere nel dettaglio come è stata costruita questa città, non possiamo non accorgersi che, accanto ai grandi parchi urbani, la logica urbanistica seguita nei decenni è stata quella della famigerata “ricucitura urbana”. Ovvero la città è stata costruita a macchie, lasciando vaste aree in mezzo a quartieri isolati, salvo poi riempire quei vuoti con altrettanto cemento. Isole attorniate dal nulla, che, una ricucitura dopo l’altra, diventano arcipelaghi e poi continenti fatti di cemento.
Accanto a questo fenomeno c’è l’altro, altrettanto preoccupante, che il progressivo svuotamento delle zone centrali – un tempo a Roma non solo quartieri per le élite, ma anche quartieri popolari – e lo spostamento della popolazione prima verso la periferia, poi verso i comuni della prima fascia metropolitana. Adesso verso il resto della Regione e anche verso le zone limitrofe. Il costo sempre più alto delle case è stato il principale, ma non esclusivo, motore di quest’esodo. Quelli che restano fissi, invece, sono i luoghi di lavoro.
Insomma per farla breve: abbiamo una città dove le periferie sono sempre più grandi e sono sempre più grandi dormitori senza lavoro, senza vita.
Le statistiche ci dicono che Roma, negli ultimi due decenni ha perso centinaia di migliaia di abitanti. Gli appartamenti liberi sono, secondo i dati più aggiornati, oltre 240 mila. E noi che facciamo pensiamo di edificare altri 60 milioni di metri cubi, da piano regolatore, più i 23 milioni di case che Alemanno prevede nel piano sul cosiddetto housing sociale.
Tiriamo le somme: abbiamo una città dove le persone sono sempre più lontane dai luoghi di lavoro, il popolo è stato espulso dal centro della città e adesso anche dalle periferie. Abbiamo una città che perde abitanti, i quali pagano le tasse altrove, ma ogni giorno si riversano nei luoghi di lavoro romani e usufruiscono dei servizi di Roma. E questo, ovviamente, non vale soltanto per il lavoro, ma anche per la sanità, visto che il centro sinistra, in Regione, non ha mai avuto il coraggio di varare l’unica vera manovra che serviva – riequilibrare la differenza di offerta sanitaria fra Roma e il resto della Regione – e i tagli della Polverini non hanno fatto altro che accentuare questa distanza.
Ricapitolando ancora: abbiamo una città che è, di per sé, un grande attrattore, ma che non progetta il suo sviluppo tenendo conto delle mutazioni avvenute.
E allora, tornando alla considerazione iniziale: si può parlare di urbanistica a Roma, senza parlare di una nuova politica dei trasporti e della casa?
E, soprattutto, qual è la direzione che dobbiamo scegliere? Io credo che questa possa essere una grande missione per la prossima amministrazione capitolina se davvero si vuole creare una Roma più amica dei cittadini: servono politiche di contrasto a questo fenomeno. E non possono che investire i tre campi che ho provato a tratteggiare. Una politica della casa che inverta la tendenza all’espulsione dei giovani e dei più deboli, una politica della mobilità che tenga presente della dimensione regionale del fenomeno, una politica urbanistica che non si preoccupi più dello sviluppo ulteriore della città, men che meno di costruire nuove case, ma che punti alla riqualificazione del tessuto urbano esistente.
Vorrei provare a ragionare in quest’ottica, senza ovviamente avere la pretesa di essere scientifico. Servirebbe un grande dibattito sul futuro della nostra città, ma questo Pd non sembra avere la forza di farlo. Nei prossimi giorni proverò ad avanzare una serie di proposte su questi temi, con particolare riferimento al territorio da cui vengo, quel X Municipio che, per la sua posizione, si trova ad essere uno dei centri investiti dai fenomeni che ho provato sommariamente a tratteggiare.
Io credo che servano immediati provvedimenti per far salvare la natura storica di Roma, quel convivere interclassista che ne ha fatto una città accogliente e solidale.
Su questo vorrei provare a ragionare, sperando che almeno questo sia consentito fare senza ricevere minacce.
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