Guida pratica al Pd del X Municipio
Prefazione

Ott 15, 2008 by     No Comments    Posted under: La mitica "guida", si fa per ridere






Appena abbiamo dato notizia della nostra intenzione di scrivere quest’opera si è aperto un dibattito fra storiografi e archeologi della politica, sulla reale utilità di un’analisi su questa specie semisconosciuta e con ben poca rilevanza, apparentemente, nella storia politica degli inizi del terzo millennio. E non sono pochi gli esperti che hanno decisamente concluso con un parere negativo.

Eppure non ci arrendiamo all’evidenza. Perché parlare di questa primitiva tribù della politica romana, gli aderenti al Pd nell’area della periferia sud-est di Roma, ha un doppio valore.
Intanto, secondo noi, da questo caso apparentemente insignificante si può risalire alle cause profonde che portarono alla scomparsa di questa formazione paleo politica. E poi perché può aiutare a fare chiarezza su una delle fasi più oscure della storia italiana: quella del trentennio berlusconiano.
E allora partiamo con alcune note preliminari. Il Pd del X Municipio era un’unione fra più tribù: secondo molti studiosi si trattava di tribù incompatibili fra loro e questa fu una delle cause della sua scomparsa nel giro di un biennio, noto agli storici come “la passione di Veltroni”.
Nel Pd del X Municipio, in realtà troviamo molte tribù, alcune delle quali non avevano alcun legame con un referente nazionale o regionale, come accadeva nella pratica politica di quel tempo. In alcuni documenti, tali tribù vengono identificate con il termine “sensibilità”. Non è ben chiaro quale legame abbia questo termine con la pratica politica. Probabilmente si fa riferimento a particolari pratiche di iniziazione che adesso sono andate completamente perdute.
Altri storici preferiscono il termine “correnti”, una definizione assai diffusa fra i partiti politici del XX secolo. Useremo, d’ora in poi, questo termine perché ci sembra di più facile comprensione. A quanto pare il Pd del X Municipio di Roma, era rigidamente diviso in queste correnti, che non sono più articolazioni basate su differenze ideali e programmatiche come si legge nella letteratura sul XX secolo, ma vere e proprie strutture organizzate, con leader locali, rigidamente separate, che a fatica comunicavano fra loro.
Le correnti erano solite usare strumenti tipici. Il primo era la cosiddetta “calcolatrice”: serviva a effettuare in breve tempo operazioni matematiche di tipo complesso. Non si capisce bene quale fosse la sua utilità in campo politico, ma se ne trova traccia in numerosi documenti dell’epoca. Il secondo era denominato “bilancino” che potrebbe sembrare uno strumento atto a determinare il peso di una determinata merce, ma anche in questo caso ci sembra incomprensibile il suo uso in una struttura di tipo politico, sebbene primitivo.
Le correnti erano non solo rigidamente separate, ma anche lontane fra loro come modo di agire. I “veltroniani” ad esempio erano soliti comunicare spesso il loro pensiero. Ne sono testimonianza i numerosi scritti ritrovati in buone condizioni. Erano soliti comunicare molto anche attraverso i primitivi strumenti di comunicazione come la rete Internet, sulla quale è stato già scritto molto e quindi non ci dilunghiamo. Usarono molto, in particolare la comunicazione via mail, una sorta di messaggio istantaneo inviabile a più persone contemporaneamente. Ne abbiamo ritrovato tracce, ma sono francamente incomprensibili e quindi non le pubblicheremo.
Molto più complesso, comunque, ricostruire le modalità di azione di altre tribù o correnti che dir si voglia. I “francomorgiani” ad esempio. La loro attività, malgrado la rapida quanto effimera espansione che conobbero con il regno di Medici III, restano molto oscure. Pare si radunassero in particolari luoghi detti “segrete stanze”, ma sul motivo di fare politica in segreto non sappiamo francamente dire di più. Di sicuro erano inseparabili dal bilancino, a cui facevano spesso riferimento nei loro dialoghi. Da loro partirà la nostra esplorazione in questo mondo così complesso, quanto lontano, non solo da noi, ma, a quanto è dato sapere anche dalla stessa realtà del tempo.
Altra modalità organizzativa dei “democratici”, così si chiamavano gli aderenti, detti anche soci, al Pd del X Municipio di Roma, era quella dei “circoli”. Pare che il nome non si riferisse alla forma delle sale di riunione. Che del resto poteva variare di molto. Comunque sia, così come le correnti, anche i circoli conobbero una grande fase di espansione. Se ne contarono addirittura 8, anche se alcuni ritengono si tratti di un’esagerazione e non attribuiscono troppo valore a chi parla addirittura di un circolo detto “I gonfiabili di Morena” o di un altro detto “Ex Cinema Bristol”. Apparentemente, almeno per le nostre conoscenze, si tratterebbe di luoghi dedicati ad antiche forme di svago, piuttosto che di luoghi di iniziativa politica.
Insomma, il tema è affascinante e vasto, molte le testimonianze archeologiche, ma ancora poco si sa sull’attività che si svolgeva nei circoli, modalità di assembramento in apparente contraddizione con quella delle “correnti”. Su questo piccolo mondo che durò appena lo spazio di due anni, ne saprete tutti di più nel corso nell’opera.
Venerdì prossimo entreremo nel vivo con i “francomorgiani”.








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