La colpa della schiavitù è degli schiavi.
Il pippone del venerdì/84

Gen 18, 2019 by     No Comments    Posted under: Il pippone del venerdì






Arrestati in sei perché avevano creato una finta cooperativa con lo scopo sociale di sfruttare il lavoro dei migranti, 400 persone mandate a lavorare nei campi per dodici ore al giorno, con paghe da fame. Ovviamente senza alcun diritto. Tutti italiani gli arrestati, fra cui anche un sindacalista della Cisl e un ispettore del lavoro. Più di cinquanta gli indagati. La notizia l’avete sicuramente letta tutti, compreso l’agghiacciante commento di Salvini: per il ministro degli interni si tratta “di un business che prospera grazie all’immigrazione clandestina”. Insomma la colpa è dei migranti. Non una parola sui nostri connazionali. Quelli sono elettori, magari anche della Lega che da queste parti continua a fare proseliti. Vanno comunque coccolati.

Ero ragazzino quando come Federazione giovanile comunista organizzavamo i campi di accoglienza a Stornara, in provincia di Foggia. Si parla di trent’anni fa. Già allora erano migliaia i migranti che d’estate popolavano le campagne del sud. Anche allora sfruttati, resi schiavi dalle organizzazioni criminali. Noi provavamo a dargli un posto decente per dormire, lavarsi, qualche pasto caldo. Sono passati 30 anni e non solo la situazione è peggiorata, ma abbiamo un ministro dell’Interno per cui la colpa della schiavitù è degli schiavi.

Ora, quelli più bravi di me a fare politica, diranno che se si parla troppo di questi argomenti e si finisce per fare  il gioco di Salvini e soci. Ma come si fa a stare zitti? Secondo l’ultimo ”Rapporto agromafie e caporalato” pubblicato l’estate scorsa dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, il business del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura vale 4,8 miliardi di euro mentre 1,8 miliardi sono di evasione contributiva. I lavoratori agricoli esposti al rischio di un ingaggio irregolare e sotto caporale sono 430 mila: di questi, più di 132 mila sono in condizione di ”grave vulnerabilità sociale” e ”forte sofferenza occupazionale”. Una delle poche cose buone della scorsa legislatura è stata proprio la legge contro il caporalato, che ha permesso l’operazione di polizia da cui sono partito. Speriamo che non la demoliscano. Questi dati ci raccontano con buona approssimazione il Paese che siamo diventati. Un Paese che ha paura dei migranti, chiede a gran voce che vengano cacciati, in cui però un bel pezzo di economia si regge proprio sulla loro presenza e sullo sfruttamento selvaggio della mano d’opera. E non c’è solo l’agricoltura ovviamente.

La colpa è della disperazione, ministro Salvini. E la colpa è di quella cultura ipocrita che tanto sta contribuendo a diffondere. La colpa è di quelli che vogliono chiudere i porti, costruire i muri alle frontiere. Che poi spesso non ci si accorge che è come se si volesse svuotare il mare con un cucchiaino da caffè. E troppo spesso i benpensanti difensori di non si capisce bene quale italianità sono quelli che poi caricano i loro furgoni di disperati e li portano nei campi. Sono quelli che gridano contro “gli zingari ladri” e poi li usano per smaltire rifiuti tossici.

Possiamo tacere di tutto questo perché se si affrontano questi temi si perdono voti? Oppure dobbiamo dire con forza che l’unico modo per combattere l’immigrazione clandestina e lo sfruttamento è proprio creare canali legali con cui si possa arrivare in Italia, senza passare per la mafia degli scafisti e senza finire in mano alla mafia dei caporali che gestiscono la mano d’opera nei campi e nei cantieri edili. La mattina lungo le strade principali di Roma, ma penso che succeda un po’ ovunque, ci sono centinaia di persone che aspettano sui marciapiede che arrivi il caporale e li carichi sui furgoni. Possiamo continuare a girare la faccia dall’altra parte?

Come è noto io sono contro ogni tipo di frontiera e trovo assurdo che mentre i capitali circolano senza alcun limite le persone siano ancora ancorate al proprio luogo di nascita. Trovo assurdo che una mera casualità, ovvero nascere in un paese ricco, sia la condizione prima per vivere in maniera decente. E’ il primo furto di questo mondo ingiusto organizzato secondo le regole del capitalismo. Viene ancora prima della proprietà privata. “Tu non puoi stare in questo Paese perché non sei nato qui”. Possibile non percepire l’assurdità di questa affermazione? Nasciamo tutti, nudi, sullo stesso pianeta. E dovremmo avere, tutti, il diritto di cambiare paese, non solo per necessità, ma anche solo “perché ci va”, proprio come afferma Giorgia  Meloni pensando di dire una cosa assurda.

Poi, certo, è chiaro che non possiamo parlare soltanto di immigrazione tutti i giorni per 24 ore al giorno. Bisogna trovare gli strumenti per garantire diritti sociali e civili a chi sta in nel nostro Paese, al di là della nazionalità e del colore della pelle. Altrimenti Salvini e quelli come lui continueranno ad avere gioco facile nel proporre questa guerra fra poveri, in cui la colpa del fatto che uno sta male è sempre di quello che sta ancora peggio di te. E in questo polverone quello che una volta si sarebbe chiamato “il nemico di classe” se la ride allegramente e continua a diventare sempre più ricco.

Che nessuno si scandalizzi, e la finisco qui, per quello che fanno gli ultras allo stadio, sono soltanto la faccia più cruda della nostra società. Anzi: almeno loro dichiarano apertamente il loro razzismo. Non piangono per i bambini africani con la pancia gonfia che si vedono in televisione salvo poi dire che “devono stare a casa loro.  Lo stadio è solo lo specchio di quello che siamo diventati. Inutile chiudere le curve, qua toccherebbe chiudere l’Italia.








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