Primarie, ovvero i colori fra il bianco e il nero
Alcune considerazioni sulle primarie del Pd del Lazio. La prima è evidente: non cambiano il risultato del voto degli iscritti. Chi considera gli iscritti al Pd una specie strana ancora una volta sbatte la faccia al muro. Non gli servirà, perché alcuni non capiscono manco con i disegnini a colori, ma a me sembra del tutto evidente.
La seconda: non ci sono buoni e cattivi. Ci sono persone che la pensano diversamente, sostengono candidati diversi, si confrontano e votano. Punto.
La terza è sulla partecipazione. In queste primarie c’è stata un’altissima percentuale di voto organizzato. Di tutti. Basta vedere come sia diversificato il voto collegio per collegio, seggio per seggio. Quando c’è voto d’opinione, il dato tende necessariamente ad essere più uniforme.E ovviamente chi è più organizzato prende più voti. Il voto di opinione che era prevalente nelle passate primarie è stato quasi nullo. E’ un dato ancora evidente se consideriamo che i votanti sono stati sostanzialmente gli stessi a Roma (oltre 2milioni e mezzo di abitanti) e in Provincia (circa un milione). Non è una critica, ma un dato di fatto: in provincia il voto organizzato è decisamente più presente. Per la struttura sociale, non per un dato astratto. Un consigliere comunale di un paese è molto più legato ai suoi elettori che un consigliere municipale di Roma. E proprio per questo riesce a “orientare” il consenso.
Si poteva evitare, si poteva fare di più per far partecipare più persone?
A me la definizione truppa cammellata non piace. Se un consigliere regionale prende 20mila preferenze non è per grazia ricevuta, ma per il lavoro che fa. Il tema è un altro: come far in modo che accanto a questo tipo di consenso ci sia un consenso “d’opinione”. Perché per vincere le elezioni servono tutti e due. Due sotto-considerazioni: creare un voto d’opinione sulle elezioni del segretario regionale di un partito è una sorta di missione impossibile: in primo luogo non c’è l’attenzione dei media. Per dirla tutta: se ne fregano proprio, perché la vedono, guarda un po’ come questione interna a un partito. Certo qualche colpa ce l’abbiamo anche noi nella diffusione dell’informazione. Ma quando viene essenzialmente impedito di fare manifesti informativi non si può pretendere troppo. Il manifesto, per me, rimane una delle forme fondamantali per dare una prima comunicazione ai cittadini.C’è poi un dato che sfugge ai più: che che pare opinione, per contare su un voto di opinione i candidati dovrebbero intanto essere conosciuti. Ultima considerazione: sia chiaro a tutti che si votava per il segretario regionale del Pd. Non per altro. Mi sembra che, in molti commenti si parli d’altro. C’è chi addirittura (magari solo per paradosso) rivendica posti in parlamento. E via dicendo.Questo modo di fare politica non mi piace e credo che contribuisca ad allontanare dal Pd.Come contribuisce ad allontanare dal Pd la concezione che i buoni siano tutti da una parte e i cattivi tutti dall’altra. Fra il bianco e il nero ci sono una miriade di colori. E questa è anche la nostra ricchezza.
Mi sono piaciute queste primarie? Francamente mi sono sembrate più che altro inutili. Non mi piace la burocratizzazione estrema a cui ho assistito, Una deriva presente fin dalla fondazione di questo strano agglomerato di persone. Una deriva che ha portato al paradosso degli iscritti fuori sede che non hanno potuto votare. Tutto legale, anzi dovuto dal punto di vista regolamentare, ma assurdo dal punto di vista politico. E noi siamo un partito, non un ministero, Che se ne facciano tutti una ragione: le regole che scriviamo non stanno scritte sulla pietra, quando non funzionano bisogna avere l’autorevolezza e il buon senso politico di cambiarle. E credo che vada fatto rapidamente. Semplificando e ridando la giusta dignità agli iscritti.
Il risultato della Lista che ho sostenuto, la lista A Sinistra con Gasbarra sta tutto in questo quadro, con luci e ombre. Ci siamo, e questa è una notizia: perché quando il voto è organizzato, inevitabilmente ne risente chi ha meno mezzi, meno strutture, meno fondi a disposizione. E chi ha fatto polemiche sulla manchette che abbiamo fatto su Repubblica per dare notizia di un nostro appuntamento con Gasbarra, non ha davvero capito nulla: quelle poche centinaia di euro sono state l’unica nostra spesa. Tutto il resto è stato lavoro volontario. E poi: ma se non si fanno manifesti, annunci sui giornali, se non si dice a nessuno che ci sono le primarie come potete poi lamentarvi di quelle che chiamate truppe cammellate e che io ritengo sia “consenso personale”?
E adesso basta, al lavoro perché quello del Lazio è un partito con troppi problemi per perdere ancora tempo in dibattiti allucinanti. Adelante Compagno Gasbarrone. Hai avuto un consenso molto ampio, adesso dovrai dimostrare di avere le carte in regola per rivoltare questo partito nel profondo. Insieme a tutte le energie sane che ci sono in questo partito.
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