Ho visto Salvini e mi sono detto…
Il pippone del venerdì/68

Set 7, 2018 by     No Comments    Posted under: Il pippone del venerdì






Intanto ben ritrovati, tutto bene? Passato bene agosto? Vi siete riposati e siete pronti a un nuovo anno politico? Beati voi, per quanto mi riguarda non mi sento pronto per niente. Anzi, se fosse possibile vorrei proprio  emigrare. Già il ritorno a Roma è come sempre traumatico. Passare in poche ore da un posto dove la mattina lucidano il marciapiede ai nostri abituali cumuli di immondizia non è facile. Per di più accendi un qualsiasi tg e ti chiedi se l’Italia sia sempre stata così e tu hai vissuto in una specie di bolla isolata o se sia drasticamente peggiorata negli ultimi decenni.

Ma la storia che volevo raccontarvi, tanto per tirarvi su il morale, è un’altra, anche se molto collegata. Partiamo dall’inizio. Facendo parte della razza di quelli che si fanno del male anche in vacanza, verso metà mese, insieme alla mia compagna abbiamo pensato bene di andare a sentire un’intervista a Matteo Salvini. Per di più l’intervistatore era Augusto Minzolini. Il luogo è uno di quelli storici di Marina di Pietrasanta, il Caffè della Versiliana, da ben 39 anni teatro di interessanti confronti estivi aperti a politici, uomini di cultura e di spettacolo di tutti gli orientamenti. Il cartellone di questa stagione, a dire il vero, mi è sembrato uno po’ spostato a destra. Solo un po’.

Intanto: folla delle grandi occasioni. In un’area con 300 posti a sedere ci saranno state almeno 2mila persone. Viste anche altre volte, non è da record, ma fino a poco tempo fa Salvini da queste parti non lo facevano proprio parlare. Anche questo è significativo. E’ lui il personaggio del momento, su questo davvero nessun dubbio. Il ministro dell’Interno arriva puntualissimo, applausi – moderati – e parte l’intervista, si fa per dire. Sì, perché tutto è meno che un’intervista. Già ce ne mette del suo Minzolini, uno che da tempo non è più il pungente giornalista che non guarda in faccia a nessuno e ha preferito trasformarsi un accomodante uomo di corte. Ma poi Salvini… che delusione. Non riesce proprio ad andare oltre il tuitte. Non risponde alle domande, già di per sé mielose e fa solo battutine. Le solite: pagare meno tasse, meno controlli agli imprenditori, via gli immigrati.

Per la cronaca, nei giorni successivi, proprio sulla spiaggia di Marina di Pietrasanta respingerà sdegnoso un venditore di colore che evidentemente non sapeva con chi aveva a che fare. Per fortuna Salvini non è ancora noto urbi et orbi, insomma. Ma torniamo alla storia principale: abbiamo resistito una mezz’ora, infastiditi da un lato dalla pochezza dell’oratore, dall’altro da una platea composta a occhio da una grande maggioranza di piccoli imprenditori del nord, vero brodo di coltura della Lega. Una platea che pendeva letteralmente dalle labbra di questo conducador de noantri.

Come siamo ridotti male, ragazzi. Già con Berlusconi avevamo toccato il fondo, ma il fascino era davvero differente. Poi ci è toccato Renzi e pensavamo che il fastidio per la politica italiana avesse di nuovo toccato il fondo. Ma con Salvini si è davvero continuato ostinatamente a scavare. Non tanto per i contenuti che esprime. Ma per la totale assenza di contenuti. Con Berlusconi e Renzi c’era un’idea di fondo, che si poteva apprezzare o meno ma c’era: hanno rappresentato due diverse declinazioni del liberismo internazionale. Salvini no. Non ha un’idea guida. Tira fuori soltanto – e lo fa con grande fiuto – i temi che gli portano consensi. Il sovranismo lo usa fino a quando gli conviene. Si guarda bene dal fare il ministro dell’Interno, si limita a una sorta di campagna elettorale permanente che lo porta a girare costantemente il nostro paese. Sarebbe interessante sapere quante ore passa al Viminale. Credo poche. Meglio il comizio continuo, sempre sugli stessi tasti, sventolati abbondantemente anche in Versiliana. Ogni opinione differente è un oltraggio. Ogni iniziativa avversa, sia pur della magistratura un complotto e al tempo stesso una medaglia da appuntare sulla sua camicia da battaglia. E’ il sistema che si oppone al cambiamento. Sull’ennesimo giudizio contrario alla Lega nella vicenda del sequestro dei fondi si è appellato addirittura alla Bibbia.

Insomma, il personaggio del momento è questo qui. Bravissimo a dire agli italiani quello vogliono sentirsi dire in un determinato momento. Capace perfino di far scordare a tutti che la Lega al governo non è poi ‘sta gran novità, basta pensare che la legge sull’immigrazione si chiama Bossi-Fini. La cosa a cui volevo arrivare però non è un mero giudizio su Salvini. Che non sia il mio politico preferito non mi pare una gran novità. Volevo porvi (pormi) la domanda angosciata, che mi gira in testa da quel pomeriggio alla Versiliana: se è vero che questo tizio è davvero poca roba – consistenza culturale zero, capacità oratoria modesta, mera capacità di annusare il vento – come fa ad avere consensi in crescita, ormai stabilmente oltre il 30 per cento?

La domanda, se ci pensate bene, è fondamentale per due ordini di motivi: il primo è che la risposta è necessaria per capire come mai siamo arrivati a questo punto. Il secondo perché da questa risposta dovremmo partire per riuscire a provare quanto meno a opporsi a questa ondata che sembra travolgere tutto. Credo che di questo parleremo ampiamente nelle prossime settimane. Questa volta la finisco qui, meglio tornare a ragionare gradualmente che il cervello già di per sé non è un granché, l’agosto l’arrugginisce ulteriormente.








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